Sulle tracce dei megaliti: i misteri di Viù

17 febbraio 2014

La prima escursione organizzata dalla scuola di Kemò-vad Sole Nero ha visto come protagonista la cittadina di Viù, in una piovosa giornata di febbraio. Il 16 del mese, infatti, tutti gli allievi sono stati invitati a Dreamland per poi partire in auto verso la nuova destinazione. La cittadina di Viù ha regalato al gruppo numerose emozioni sia per le sue particolarità che per il significato che sempre racchiudono le escursioni megalitiche: la scoperta delle nostre radici.

Signora de La Salette

All’arrivo a Viù il tempo non era dei migliori: pioggerellina, cielo coperto e una temperatura tendenzialmente invernale hanno accolto i partecipanti che hanno deciso di effettuare subito la meditazione, nel timore di un peggioramento delle condizioni meteorologiche. Il tempo di indossare la Girra, fondamentale azione che permette ai Kaui di iniziare con il piede giusto la meditazione, ed ecco che tutti si sono allineati su 3 file pronti per cominciare la meditazione, guidati dal Gopa Rosalba Nattero. A una prima meditazione statica con il No-tah, sono seguite le Paità: come di consueto la prima tutti insieme e la seconda individuale, in cui i Kaui meditano senza curarsi di chi li circonda. In questo caso la meditazione è stata fatta nel parcheggio, per mancanza di luoghi adeguati nei boschi accanto, eppure la natura era più che presente: il rumore dell’acqua che scorreva nel fiume accanto, la neve, gli alberi e i suoni del bosco ai lati del parcheggio, la pioggia che cadeva lieve sui meditanti. Tutto ha contribuito a rendere il momento unico e speciale, per tutti confermando che la pratica della Kemò-vad a contatto con la natura è emozionante e coinvolgente.

Una volta tolta la Girra, con le macchine ci si è spostati in un altro parcheggio della cittadina, per poter osservare l’altare druidico con le tre "norne" della mitologia nordica. La visita è stata una sorpresa sia per l’altare in sé che per la sua collocazione. Sull’altare tanto ci sarebbe da dire: la provenienza, il perché è stato scoperto proprio nei pressi della cittadina, le interpretazioni ufficiali (e non) del suo utilizzo nel passato: l’altare di origine druidica raffigura infatti 3 volti femminili chiamati appunto norne o masche. Ed in effetti molto è stato detto mentre in gruppo osservavamo l’altare, ma quello che più ha colpito molti dei partecipanti è la collocazione scelta: a lato di un parcheggio, con un bel cartello informativo vicino. Quindi apparentemente in una buona posizione, anche se sovrastato dalla chiesa posta esattamente sopra la parete vicino a cui è ospitato. Eppure… gli spartineve hanno accumulato tutta la neve proprio lì davanti con il risultato che era poco visibile, e a poco più di un metro dall’altare c’erano numerosi bidoni della raccolta differenziata, sicuramente un brutto modo per tutelare anche solo visivamente un reperto di grande importanza.

Messa da parte l’amarezza per il pessimo trattamento riservato a questo altare dal ricco significato simbolico abbiamo attraversato il paese, passando davanti al grande Pinocchio in legno che è simbolo della cittadina, per arrivare al santuario. Luogo senza dubbio originale. Nato in seguito ad un’apparizione avvenuta in Provenza è dedicato alla “Signora de La Salette” che lì è apparsa nel 1846.

Ovviamente la donna dell’apparizione è stata definita come la Madonna, ma le statue che raffigurano l’apparizione in tutto il santuario hanno ben poco della Madonna come comunemente viene rappresentata e presentano invece numerosi tratti druidici: la presenza di collane di rose, del Tribann, la formosità stessa della donna. E’ pur vero che le statue presentano anche un crocifisso, ma con uno sguardo più attento sembra quasi che i crocifissi siano stati aggiunti in seguito, su statue che era necessario “cristianizzare”.

Fonte con il simbolo della ruota forata

Ad ogni modo questa non è l’unica originalità del luogo: è un vero e proprio santuario dedicato alla Ruota Forata che è presente ovunque e in qualunque dimensione: alcune piccole, altre decisamente più grandi come quella che è collocata davanti alla chiesa, con 4 raggi a indicare le 4 direzioni, proprio come accade nella croce celtica degli antichi druidi. La Ruota Forata è presente nella tradizione dei nativi europei ed è un importante elemento del mito di Fetonte, ecco perché per i partecipanti è stato davvero significativo e importante cercare e trovare le Medicine-wheel all’interno del santuario e allo stesso tempo è apparsa strana la loro presenza nel santuario dedicato all’apparizione.

Se questo non bastasse a rendere importante il luogo agli occhi del lettore segnalo anche la presenza di una fonte, sicuramente ricca di significato a giudicare dalle numerose offerte votive presenti nei dintorni. La fonte sovrasta un laghetto e sgorga da una ruota forata, poco lontano un pozzo ospita una grande ruota forata al cui centro cade l’acqua che sgorga da una fonte… Le offerte votive non fanno che segnalare l’importanza dell’acqua e probabilmente stanno a ricordare altrettanti desideri avverati. Vasetti e barattoli di vetro, pieni d’acqua, con sopra adesivi e disegni, fra cui stelle a 5 punte, costellano tutta la zona e sono posti anche all’interno della chiesa, sulla cui porta la vetrata rappresenta l’ennesima ruota forata, colorata e decisamente facile da individuare.

Lasciato il santuario, non prima di aver scambiato qualche parola con gli “Oblati di Maria” che lì svolgono i loro esercizi spirituali, il gruppo ha fatto visita alla bottega dell’estroso falegname del paese Silvano Rocchietti, famoso per aver costruito il già citato Pinocchio simbolo della cittadina.

La piccola bottega ha subito l’allegra invasione di tutti i partecipanti, incuriositi dall’originalità dei soggetti creati dalle abili mani dell’artista. Purtroppo non è stato possibile vedere le sue statue raffiguranti a suo dire il diavolo, incredibilmente simile a Cernunnos (spirito appartenente alla cultura nordica, conosciuto come Dio Cornuto).

Parlando con l’artigiano si è scoperto che intende il diavolo raffigurato nelle statue di sua creazione non come male, ma come qualcosa di più misterioso e antico, aspetto che però non ha voluto approfondire.

Come sempre la gita è terminata con cioccolate calde al bar e il ritorno a Dreamland per il ricco buffet vegetariano. Come sempre accade, i partecipanti sono poi tornati a casa ricchi di esperienza maturata e soprattutto con qualche tassello in più riguardante le proprie origini di nativi europei.

 

 

 

Dhebora Ruzza







Bookmark and Share